"Lawrence" conquista Soverato al "Teatro del Grillo"
Al teatro del Grillo con la regia di Aldo Conforto
Il 6 e 7 novembre, alle ore 21.00, presso il Teatro del Grillo di Soverato, l'Associazione Culturale Gerhard Rohlfs ha presentato " E se avesse ragione il signor Lawrence? ", originale commedia in un unico atto, scritta da Francesco Concolino e da Carla Sorrentino. Sulla scena, cinque giovani attori, sotto la sapiente direzione del regista Aldo Conforto, daranno vita ad altrettanti affascinanti personaggi. Nevrotico, stralunato, surreale e decisamente poco "inglese". La sua peculiarità? Non riesce a mettere a fuoco le persone con cui parla; anche dopo pochi secondi, la persona che ha di fronte è una persona nuova. Elargisce, a chiunque s'imbatta in lui, rari lampi di verità per sole cinque sterline. Erudisce l'interlocutore di turno con improbabili e seducenti teorie quali il peso del mondo, il cielo apparente e la ricrescita rapida dei capelli, per giungere alla conclusione che "perdere i capelli è una liberazione" perché "la materia grigia può finalmente trovare così il suo spazio". E' il signor Lawrence, personaggio chiave di E se avesse ragione il signor Lawrence?, originale commedia di Francesco Concolino e Carla Sorrentino, che ha debuttato qualche mese fa a Catanzaro per la regia di Aldo Conforto, attualmente al Teatro del Grillo di Soverato diretto da Claudio Rombolà. Intorno a lui si muovono altri quattro personaggi, tutti ben caratterizzati, con il loro bagaglio, umano incredibilmente umano, di passioni, nevrosi, manie. Cinque personaggi, cinque storie di vita e di ordinaria "follia" che s'intrecciano nella ben ritmata commedia, in una messa in scena che, pur ricca di spunti umoristici, non è mai varietà né grassa comicità ma, piuttosto, induce a riflettere. E lo fa in un linguaggio asciutto, essenziale, ricco di citazioni colte. C'è qualcosa di pirandelliano in questa commedia delicata e profonda, dove quello che conta di più è ciò che non si dice. Un sottotesto ricco di allusioni e messaggi, dove è il non- detto che si fa sostanza. Cinque personaggi in cerca d'autore che si rifugiano nel sogno, e vivono una vita altra, si imbattono l'uno nell'altro. Per caso. Incontri fugaci, vite che si sfiorano, solo a volte, di rado, si incontrano su uno spazio fatto di desideri e di poesia. Non si incontrano, ma si rincorrono per tutto il tempo, persino i protagonisti, i coniugi Lawrence, una coppia perennemente sul punto di scoppiare (forse è già scoppiata). Ognuno chiuso in un suo mondo, più immaginario che reale. I personaggi apparentemente ordinari (i vicini della porta accanto) sono circondati da un'aureola di poesia. Quella di Raymond, raffinato amante della musica, dell'arte e della poesia - quasi un dandy! - che entra in scena canticchiando la Carmen di Bizet, insegna a Goffredo le note del Sogno d'amore di Liszt e i versi di una poesia di Jimenez. E, ancora, racconta alla signora Lawrence - che trascorre il suo tempo a riparare alle malefatte del consorte e a dialogare di stelle con la giovane Rebecca - l'affascinante storia degli esseri fatati e del fattore Johnstone. E poi c'è la candida Rebecca, innamorata delle costellazioni che, in attesa dell'anima gemella, passa le sue serate a scrutare il cielo in un parco londinese, dove la vedrà Goffredo e se ne innamorerà perdutamente. E a Goffredo, timido con le donne ma pieno d'amore, è affidato il messaggio finale della commedia: per amare non serve apparire diversi da quel che si è, non bisogna per forza essere poeti ma basta essere uomini, uomini veri. Il non-sense, che appare ad una visione superficiale della storia, è solo fittizio. Sulle cinque vite, sui cinque destini incrociati, su tutto, insomma, incombe la Natura, personificata dal grande albero che campeggia sulla scena e sembra prendere parte alle umane vicende. Tutti bravi, per quanto non-professionisti, gli interpreti, cinque ragazzi che non sono ancora una compagnia ma sono animati dalla passione per il teatro: Giuseppe Mauro (Goffredo), Giuseppe Caruso (Raymond), Francesco Concolino e Rossana Veraldi (rispettivamente il signore e la signora Lawrence), Gemma Conforto (Rebecca). Presentata dalla Associazione Culturale Gerhard Rohlfs, la commedia ha visto come direttrice di scena Carla Sorrentino; la scelta musicale è stata curata dagli stessi autori, scenografia e costumi da Aldo Conforto, Carla Sorrentino, Francesco Concolino. L'albero è stato realizzato da Giuseppe Monterosso e Domenico Tomaino. Eccellente la risposta del pubblico. Presto altre repliche.
( Milly Curcio - Gazzetta del Sud )
Si ringraziano gli autori dell'articolo e la redazione di http://www.gazzettadelsud.it
"Lawrence" conquista Soverato al "Teatro del Grillo"
"Lawrence" conquista Soverato al "Teatro del Grillo"
"Lawrence" conquista Soverato al "Teatro del Grillo"
"Lawrence" conquista Soverato al "Teatro del Grillo"
"Lawrence" conquista Soverato al "Teatro del Grillo"
"Lawrence" conquista Soverato al "Teatro del Grillo"
Al teatro del Grillo con la regia di Aldo Conforto Il 6 e 7 novembre, alle ore 21.00, presso il Teatro del Grillo di Soverato, l'Associazione Culturale Gerhard Rohlfs ha presentato " E se avesse ragione il signor Lawrence? ", originale commedia in un unico atto, scritta da Francesco Concolino e da Carla Sorrentino. Sulla scena, cinque giovani attori, sotto la sapiente direzione del regista Aldo Conforto, daranno vita ad altrettanti affascinanti personaggi. Nevrotico, stralunato, surreale e decisamente poco "inglese". La sua peculiarità? Non riesce a mettere a fuoco le persone con cui parla; anche dopo pochi secondi, la persona che ha di fronte è una persona nuova. Elargisce, a chiunque s'imbatta in lui, rari lampi di verità per sole cinque sterline. Erudisce l'interlocutore di turno con improbabili e seducenti teorie quali il peso del mondo, il cielo apparente e la ricrescita rapida dei capelli, per giungere alla conclusione che "perdere i capelli è una liberazione" perché "la materia grigia può finalmente trovare così il suo spazio". E' il signor Lawrence, personaggio chiave di E se avesse ragione il signor Lawrence?, originale commedia di Francesco Concolino e Carla Sorrentino, che ha debuttato qualche mese fa a Catanzaro per la regia di Aldo Conforto, attualmente al Teatro del Grillo di Soverato diretto da Claudio Rombolà. Intorno a lui si muovono altri quattro personaggi, tutti ben caratterizzati, con il loro bagaglio, umano incredibilmente umano, di passioni, nevrosi, manie. Cinque personaggi, cinque storie di vita e di ordinaria "follia" che s'intrecciano nella ben ritmata commedia, in una messa in scena che, pur ricca di spunti umoristici, non è mai varietà né grassa comicità ma, piuttosto, induce a riflettere. E lo fa in un linguaggio asciutto, essenziale, ricco di citazioni colte. C'è qualcosa di pirandelliano in questa commedia delicata e profonda, dove quello che conta di più è ciò che non si dice. Un sottotesto ricco di allusioni e messaggi, dove è il non- detto che si fa sostanza. Cinque personaggi in cerca d'autore che si rifugiano nel sogno, e vivono una vita altra, si imbattono l'uno nell'altro. Per caso. Incontri fugaci, vite che si sfiorano, solo a volte, di rado, si incontrano su uno spazio fatto di desideri e di poesia. Non si incontrano, ma si rincorrono per tutto il tempo, persino i protagonisti, i coniugi Lawrence, una coppia perennemente sul punto di scoppiare (forse è già scoppiata). Ognuno chiuso in un suo mondo, più immaginario che reale. I personaggi apparentemente ordinari (i vicini della porta accanto) sono circondati da un'aureola di poesia. Quella di Raymond, raffinato amante della musica, dell'arte e della poesia - quasi un dandy! - che entra in scena canticchiando la Carmen di Bizet, insegna a Goffredo le note del Sogno d'amore di Liszt e i versi di una poesia di Jimenez. E, ancora, racconta alla signora Lawrence - che trascorre il suo tempo a riparare alle malefatte del consorte e a dialogare di stelle con la giovane Rebecca - l'affascinante storia degli esseri fatati e del fattore Johnstone. E poi c'è la candida Rebecca, innamorata delle costellazioni che, in attesa dell'anima gemella, passa le sue serate a scrutare il cielo in un parco londinese, dove la vedrà Goffredo e se ne innamorerà perdutamente. E a Goffredo, timido con le donne ma pieno d'amore, è affidato il messaggio finale della commedia: per amare non serve apparire diversi da quel che si è, non bisogna per forza essere poeti ma basta essere uomini, uomini veri. Il non-sense, che appare ad una visione superficiale della storia, è solo fittizio. Sulle cinque vite, sui cinque destini incrociati, su tutto, insomma, incombe la Natura, personificata dal grande albero che campeggia sulla scena e sembra prendere parte alle umane vicende. Tutti bravi, per quanto non-professionisti, gli interpreti, cinque ragazzi che non sono ancora una compagnia ma sono animati dalla passione per il teatro: Giuseppe Mauro (Goffredo), Giuseppe Caruso (Raymond), Francesco Concolino e Rossana Veraldi (rispettivamente il signore e la signora Lawrence), Gemma Conforto (Rebecca). Presentata dalla Associazione Culturale Gerhard Rohlfs, la commedia ha visto come direttrice di scena Carla Sorrentino; la scelta musicale è stata curata dagli stessi autori, scenografia e costumi da Aldo Conforto, Carla Sorrentino, Francesco Concolino. L'albero è stato realizzato da Giuseppe Monterosso e Domenico Tomaino. Eccellente la risposta del pubblico. Presto altre repliche.